Riassunto
L’invecchiamento comporta alcuni cambiamenti nella morfologia e nella funzione del fegato che possono comportare una diminuita resistenza a noxae patogene e una diminuita capacità rigenerativa. Non esistono alterazioni degli indici bioumorali collegabili a una precisa influenza dell’invecchiamento sulla struttura epatica.
Le epatopatie croniche più frequenti nell’anziano sono quelle da virus C, da alcol, l’epatopatia cronica steatosica non alcolica e l’epatocarcinoma. I farmaci sono responsabili di danno epatocellulare, colestatico o misto che si manifesta come “epatite acuta”, ma che a volte può sovrapporsi, peggiorandone la prognosi, in una preesistente epatopatia cronica.
Le terapie proponibili sono le stesse riservate al paziente più giovane, con una particolare attenzione agli effetti collaterali spesso molto più gravi negli individui anziani.
L’epatocarcinoma rappresenta un particolare problema per gli epatologi, perché frequentemente le terapie più efficaci (resezione chirurgica, trapianto) non sono attuabili a causa delle comorbidità preesistenti.
Una valutazione completa e globale del paziente anziano (clinico, cognitivo-funzionale, socio-assistenziale) offre un giudizio prognostico più accurato dei semplici punteggi organo-specifici.